sabato 25 febbraio 2012

COMPLICAZIONI DELLA BULIMIA

Le complicazioni dovute alla bulimia sono molteplici:
  • cospicua e permanente perdita dello smalto dei denti a causa del vomito ripetuto
  • ghiandole salivari ingrossate (parotidi)
  • callosità o cicatrici sul dorso della mano dovute al continuo sfregamento della mano contro l’arcata dentaria
  • patologie cardiache
  • irregolarità del ciclo mestruale o amenorrea (assenza del ciclo mestruale)
  • lacerazioni esofagee
  •  rottura gastrica
  •  aritmie cardiache

STUDI SULLA BULIMIA

La bulimia nervosa, letteralmente significa "fame da bue".


Si parla di questa malattia fin dall'antica Grecia; in antichi testi di medicina è possibile ritrovare una molteplicità di sinonimi per indicare il concetto di “fame morbosa”.


Il primo studioso che descrive con una certa accuratezza la bulimia è James che nel 1743 la definisce come disturbo che si manifesta con attacchi ripetuti di appetito insaziabile e con un' esagerata ingestione di cibo. 


Successivamente studiosi come Motherby (1785), e poi Hooper (1831), distinguono addirittura tre tipi di bulimia: 

  • il tipo caratterizzato dal puro eccesso alimentare, 
  • quello in cui l’abbuffata è seguita dal vomito 
  • quello in cui la crisi alimentare si associa alla perdita di coscienza.
Nel 1797 l’Encyclopaedia Britannica definisce la bulimia come un disturbo in cui il paziente ha un continuo e insaziabile desiderio di mangiare che, se non appagato, provoca svenimenti.

E' Blanchez che nel 1869 parla della bulimia come di una vera e propria sindrome e la  suddivide in due categorie:
  • cynorexia in cui è presente il vomito associato alla crisi,  
  • lycorexia nella quale è presente un accelerato transito intestinale del cibo che viene rapidamente espulso
Verso la fine del XIX secolo la bulimia è stata associata a disordini della sfera emozionale e mentale (nevrosi e psicosi).

Secondo Habermas (1989) la bulimia come la intendiamo oggi sarebbe comparsa non prima degli inizi del 1900 e avrebbe raggiunto una certa consistenza solo a partire dagli anni ’50 sia in combinazione che indipendentemente dall’Anoressia.





LA BULIMIA NERVOSA

La bulimia nervosa è un  disturbo del comportamento alimentare. E' caratterizzato da:

  • una tendenza autolesionista  per mezzo di una alimentazione smodata: ovvero la tendenza ad assumere ad assumere grandi quantità di cibo in breve tempo. Si prediligono cibi ipercalorici (dolci soprattutto)
  •  una ricorrente ossessione di tenere sotto controllo il proprio peso: per compensare le grandi "abbuffate" le persone che soffrono di questo disturbo mettono in atto "pratiche liberatorie" (vomito procurato, abuso di lassativi, diuretici, clisteri) o "pratiche non liberatorie" (come eccessive pratiche ginniche).
I medici ipotizzano la presenza della bulimia quando una persona assume almeno due pasti smodati alla settimana per almeno tre mesi.


venerdì 24 febbraio 2012

ANORESSIA E MODA

Le cause che portano all'anoressia sono numerose, e tra queste si è concordi nell'affermare che una delle principali sia il desiderio di adeguarsi a degli standard di bellezza che al giorno d'oggi presentano dei tratti esagerati di magrezza .


La moda non fa caso ai pericoli che provoca influenzando le giovani donne che si trovano quotidianamente a contatto con le modelle proposte di continuo dai mass media. 


Si viene così a creare una visione distorta per quanto riguarda i canoni di bellezza, considerando normale la magrezza eccessiva delle top model e spingendo le adolescenti a fare di tutto per assomigliare loro.


L'anoressia è diventata la nuova moda della società moderna e nuovo modello di femminilità. 


Poniamoci qualche domanda.

COMPLICAZIONI DELL' ANORESSIA

L' anoressia può avere gravissime complicazioni

COMPLICAZIONI CARDIOVASCOLARI:
  • bradicarcia: il battito cardiaco scende notevolmente, e aumentano i rischi di sincopi ed arresto cardiaco.
  • ipotensione: la pressione cardiaca è bassa e si può manifestare perdita di coscienza
ALTERAZIONI ENDOCRINE:
  • amenorrea: scomparsa della mestruazione
  • ipoglicemia: diminuzione dei livelli di glucosio nel sangue
ALTERAZIONI EMATOLOGICHE:
  • animia: dovuta alla mancanza di ferro
  • leucopenia: predisposizione ad un maggior rischio di infezioni dovuta alla malnutrizione
COMPLICAZIONI A LIVELLO OSSEO:
  • osteoporosi: arresto della crescita ossea in età prepuberale, è collegata alla scomparsa del menarca
COMLICAZIONI GASTROINTESTINALI:
  • rallentamento della funzione digestiva: che causa gonfiori, dolori ...
ALTERAZIONI NEUROLOGICHE:
  • alterazioni dell'elettroencefalogramma
ALTERAZIONI DERMATOLOGICHE
  • aumento della peluria
  • pelle secca e disidratata
  • colorito giallastro
MORTE: l'anoressia è la causa più frequente di morte tra le giovani donne. Si calcola una mortalità tra il 5% e il 15% dei casi se non trattata.

DATI SULL' ANORESSIA

L' Associazione Nazionale americana Anoressia Nervosa e Disturbi Correlati ha calcolato che soltanto negli Stati Uniti ci sono otto milioni di anoressici, dei quali l'86%  ha cominciato a soffrirne prima dei 21 anni.


In Italia il numero di casi di anoressia è aumentato vertiginosamente: infatti nel 1996 se ne contano 110.000, il doppio rispetto al 1988 quando se ne contavano 55.000.


 I dati statistici rivelano poi che questa malattia è presente con un numero maggiore di casi nei paesi ricchi e industrializzati, tra i quali il Giappone ha il record di queste sindromi.
In questi paesi si rileva che su 100 soggetti tra i 13 e i 25 anni, poco meno dell'1% soffre di episodi anoressici.
Tale malattia non è invece presente nei paesi sottosviluppati.


Questo disordine alimentare colpisce soprattutto le ragazze dai 12 ai 25 anni , l'85% delle quali non é sposata.


E' importante sottolineare che il fenomeno è in continua crescita, e se fino a poco tempo fa riguardava solo le persone provenienti dalla fascia medio-alta, ora esso colpisce anche i ceti più bassi.


 Inoltre anche la fascia di età si sta notevolmente allargando coinvolgendo, proprio negli ultimi anni, anche le bambine in età pre-puberale e le
 donne mature.



L'anoressia può venir definita una patologia quasi del tutto femminile con una percentuale del 90-95%. Proprio negli ultimi anni, però, i casi di anoressia maschile stanno aumentando.
Secondo il parere di vari pricologi si tratta di una malattia che colpisce maggiormente il sesso femminile perché:
  • la donna attribuisce maggior importanza al corpo rispetto all'uomo
  • è attraverso il corpo la donna esterna il proprio disagio, quando non è in grado di esprimerlo a parole
L'anoressia solitamente si manifesta nell'età adolescenziale in quanto proprio in questo periodo il soggetto vive più intensamente un turbinoso cambiamento dell'immagine corporea.

STORIA DELL'ANORESSIA

Sebbene l'anoressia sia definita una "malattia attuale" questa ha in realtà una lunga storia.

 Già nel Medioevo era diffusa questa malattia,  anche se per motivazioni diverse da quelle attuali. A quel tempo infatti la privazione non era considerata una pratica igienica o rivolta a fini estetici ma piuttosto un tirocinio spirituale e fisico che procurava la perfezione interiore. Infatti il rifiuto del cibo rappresentava una sorta di ascesi ovvero un sacrificio indispensabile per incontrare dio. Infatti molte donne (le cosiddette ascetiche) a quel tempo ritenevano che per raggiungere la santità fosse necessario imporsi un distacco implacabile e assoluto verso ogni bisogno terreno, compreso quello del cibo necessario alla sopravvivenza.

 I testi di medicina infatti descrivono casi anoressici già alla fine del '600, la prima descrizione sistematica di due casi le cui caratteristiche rientrano in quelle dell’anoressia nervosa risalgono a Morton (1689). E' solo nell'800 che si diede a questa patologia il nome con cui oggi è conosciuta con le descrizioni di Lasegue in Francia e Gull in Gran Bretagna.

Negli anni compresi tra il 1889 ed il 1911, troviamo infatti contributi interessanti per la comprensione della psicopatologia anoressica ad opera di famosi neurologi dell'epoca quali: Charcot, la Tourette, Janet.

E' ad autori come Hilde Bruch, Arthur H. Crisp e Gerald M.F. Russell che dobbiamo la gran parte delle descrizioni ancora attuali sui meccanismi psicopatologici della anoressia nervosa. Grazie anche alle loro descrizioni la categoria diagnostica della anoressia nervosa è stata presente nel DSM (Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi mentali) sino dalla sua seconda edizione (DSM-II) avvenuta nel 1968.

L'ANORESSIA NERVOSA

Si parla di ANORESSIA NERVOSA quando una persona ricerca attivamente la perdita di peso (si arriva addirittura a una diminuzione del 15% sul peso normale), o il mantenere un peso corporeo significativamente al di sotto di una soglia minima,  attraverso una serie di strategie restrittive finalizzate alla diminuzione del cibo ingerito.

Queste strategie restrittive consistono molto spesso nell’utilizzo di purghe e lassativi dopo aver ingerito anche piccole quantità di cibo.
Ci sono anche persone che arrivano addirittura a rinunciare ad ingerire qualsiasi tipo di cibo lasciandosi letteralmente morire di fame.

Vi è in queste persone  una intensa paura nell’aumentare di peso o nell’ingrassare, paura che è collegata ad una distorsione dell’immagine corporea.

Letteralmente anoressia significa perdita dell'appetito. Ma questo non è corretto per definire tale malattia poichè chi soffre di anoressia controlla il proprio appetito.

Comportamenti comuni di chi soffre di questa malattia sono quelli di:

  • nascondere il cibo che non viene mangiato in posti nascosti
  • desiderio di cucinare per gli altri 

COSA SONO I DISTURBI ALIMENTARI PSICOGENI

Vengono definiti disturbi alimentari psicogeni (DAP) o disturbi del comportamento alimentare (DCA):
  • l' ANORESSIA NERVOSA
  • la BULIMIA NERVOSA
  • l'OBESITA'
A queste tre categorie si aggiungono poi altre problematiche legate al cibo definite come COMPORTAMENTI DISFUNZIONALI LEGATI ALL'ALIMENTAZIONE.

Si tratta di malattie vere e proprie. Hanno origine psicologica ma che comportano anche serie ripercussioni fisiche.

È fondamentale riuscire ad identificarli correttamente ed intervenire il più precocemente possibile per prevenirne lo sviluppo e la loro possibile crescente gravità.