Sebbene l'anoressia sia definita una "malattia attuale" questa ha in realtà una lunga storia.
Già nel Medioevo era diffusa questa malattia, anche se per motivazioni diverse da quelle attuali. A quel tempo infatti la privazione non era considerata una pratica igienica o rivolta a fini estetici ma piuttosto un tirocinio spirituale e fisico che procurava la perfezione interiore. Infatti il rifiuto del cibo rappresentava una sorta di ascesi ovvero un sacrificio indispensabile per incontrare dio. Infatti molte donne (le cosiddette ascetiche) a quel tempo ritenevano che per raggiungere la santità fosse necessario imporsi un distacco implacabile e assoluto verso ogni bisogno terreno, compreso quello del cibo necessario alla sopravvivenza.
I testi di medicina infatti descrivono casi anoressici già alla fine del '600, la prima descrizione sistematica di due casi le cui caratteristiche rientrano in quelle dell’anoressia nervosa risalgono a Morton (1689). E' solo nell'800 che si diede a questa patologia il nome con cui oggi è conosciuta con le descrizioni di Lasegue in Francia e Gull in Gran Bretagna.
Negli anni compresi tra il 1889 ed il 1911, troviamo infatti contributi interessanti per la comprensione della psicopatologia anoressica ad opera di famosi neurologi dell'epoca quali: Charcot, la Tourette, Janet.
E' ad autori come Hilde Bruch, Arthur H. Crisp e Gerald M.F. Russell che dobbiamo la gran parte delle descrizioni ancora attuali sui meccanismi psicopatologici della anoressia nervosa. Grazie anche alle loro descrizioni la categoria diagnostica della anoressia nervosa è stata presente nel DSM (Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi mentali) sino dalla sua seconda edizione (DSM-II) avvenuta nel 1968.
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